Nessun colpevole: tutti assolti i 5 gli imputati per l’omicidio di Serena Mollicone

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Una folla inferocita tenta di aggredire gli imputati fuori dal tribunale

Sono trascorsi 21 anni tra misteri e depistaggi e nel mezzo persino il suicidio di un carabiniere. Ieri sera la sentenza.

Dopo quasi nove ore di camera di consiglio, alla lettura della sentenza scoppia in aula un vero finimondo. «Vergogna, assassini» sono le urla del pubblico che inveiva contro la famiglia Mottola e altri due carabinieri accusati, a vario titolo, dell’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto ad Arce in provincia di Frosinone il 1° giugno 2001.

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Quando Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco escono dall’aula vola persino qualche violento spintone. La stessa scena si ripete, anche davanti al bar davanti al tribunale. La tensione è alta e forze dell’ordine fanno una certa fatica a riportare la calma tra gli animi infuocati.

La famiglia Mottola viene prosciolta per non aver commesso il fatto, mentre per Vincenzo Quatrale, già vicecomandante della stazione Carabinieri, accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato Francesco Suprano accusato di favoreggiamento, vengono assolti perché il fatto non sussiste. Non tiene l’impianto accusatorio della procura che contestava alla famiglia Mottola l’omicidio volontario. Secondo le pm Carmen Fusco e Beatrice Siravo, Serena venne uccisa all’interno della caserma da Mottola Marco facendo sbattere violentemente il cranio contro la porta in legno di una stanza della caserma al culmine di una lite.

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Secondo quanto evidenziato dalle perizie medico-legale , la morte della ragazza sarebbe avvenuta per asfissia in un bosco dopo quasi 5 ore di agonia, causata dal nastro adesivo che le avevano attaccato sulla bocca e sul naso. I genitori di marco Mottola si sarebbero occupati invece dell’occultamento del cadavere. Il movente, secondo la procura, sarebbe stato quello che Serena avrebbe minacciato Marco Mottola di denunciarlo per spaccio di droga che avveniva sistematicamente in paese.

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