Morte misteriosa di Liliana Resinovich a Trieste
di Daniele Vanni
Il Dna sullo spago attorno al collo non è né del marito né dell’amico, né del vicino
Si tratta del cordino rinvenuto attorno alla gola di Liliana la cui morte non è accura appurato si tratti di omicidio, più facile o suicidio.
Le tracce di DNA non appartengono né al marito, Sebastiano, che ha lasciato fin troppe interviste, anche con apparenti contraddizioni da lasciare più di un dubbio, rincarato da parenti dela moglie davvero non teneri nei suoi confronti. Né dell’amico ritrovato dopo una storia di tanti anni fa, l’anziano Sterpin, che ha sempre sostenuto che Liliana stesse per abbandonare il marito per lui.
E non sono nemmeno del vicino di casa, su cui si erano appuntati dei sospetti.
Secondo uno scoop, del Corriere della Sera, infatti, le tracce di Dna riscontrate sul cordino che stringeva al collo i due sacchetti neri di quelli utilizzati per i rifiuti, nei quali era infilata la testa di Liliana Resinovich, non appartiene a nessuno delle tre persone in qualche modo più vicine alla vittima.
Pochi giorni fa si era diffusa la notizia che dalle analisi scientifiche effettuate sul cordino, risultava la presenza di tracce biologiche maschili: se almeno questo dato, cioè di un DNA maschile, fosse confermato, le indagini dovrebbero cercare un terzo uomo: incontrato occasionalmente nei giorni di “fuga”; oppure già conosciuto; o ancora, che possa aver agito su impulso di un altro?