Nel mirino della procura di Rimini il caso Davide Barzan

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Rimini, 9 aprile 2025 -La Procura di Firenze ha iniziato a stringere il cerchio attorno ai sedicenti consulenti ora pare anche quella di Rimini sembra intenzionata a fare luce sul proliferare di figure professionali nell’ambito delle inchieste giudiziarie. Il caso che ha acceso i riflettori è quello di Davide Barzan, il consulente salito alla ribalta nazionale per il suo ruolo nell’assistenza a Manuela Bianchi e Loris Paganelli nelle prime fasi dell’indagine sull’omicidio di Pierina Paganelli.

Proprio il ruolo di Barzan è stato al centro di un recente servizio della trasmissione televisiva “Le Iene”, a cura di Gaston Zama. Il programma ha ripercorso le tappe dell’assistenza fornita da Barzan (insieme alla sorella, l’avvocato Nunzia Barzan) a Valeria Bartolucci e Louis Dassilva, quest’ultimo attualmente in carcere come principale sospettato per l’omicidio di Pierina.

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Il servizio de “Le Iene” ha dato ampio spazio all’intervista a Valeria Bartolucci, la quale aveva precedentemente denunciato Barzan per “esercizio abusivo della professione forense”, sostenendo che si fosse presentato come avvocato. Accuse che il diretto interessato aveva respinto con fermezza.

L’inviato del programma si è poi concentrato sul discusso incontro avvenuto nell’ottobre 2023 in un parco, che vide protagonisti Manuela Bianchi, Valeria Bartolucci, Louis Dassilva, Loris Paganelli, Davide Barzan e l’investigatore privato Ezio Denti, il tutto sotto gli occhi “bene informati” di giornalisti e fotografi. L’attenzione si è focalizzata sulle presunte strategie difensive suggerite a Valeria e, in particolare, a Louis quando ancora non era indagato.

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Il caso Barzan, se confermato, non rappresenta un episodio isolato nel panorama italiano. Da tempo si assiste a una proliferazione di sedicenti esperti in criminologia e ambito giudiziario che affollano studi televisivi e pagine di giornali. Figure che spesso dispensano verità assolute, credute solo da loro stessi, e che sembrerebbero disposte a tutto pur di ottenere visibilità, talvolta inventando capacità divinatorie come moderne sibille. Il caso porta alla luce un fenomeno inquietante: lo sfruttamento del dolore altrui e delle tragedie giudiziarie per ottenere visibilità mediatica da parte di orde di sedicenti criminologhe e criminologi del piccolo schermo.

Il fenomeno non è nuovo. Un esempio eclatante è stato il tentativo di truffa da parte di Stefano Gennari, un sedicente consulente di diverse procure italiane. Gennari venne a Lucca per proporre la vendita di presunte foto satellitari del rapimento di Denise Pipitone. Gennari ne ricavò da parte mia suo allontanamento e un foglio di via obbligatorio da parte della Questura. Sorprendentemente, lo stesso Gennari pare sia riuscito a raggirare altre procure, inclusa quella di Mazara del Vallo, per poi finire in carcere a Teramo con diverse accuse.

Questi episodi sollevano un interrogativo inquietante sulla mancanza di controllo e sulla facilità con cui anche la stampa italiana cada nella rete di questi presunti esperti, una tendenza che contribuisce ulteriormente alla perdita di credibilità del sistema informativo.

Davide Cannella

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