Mostro di Firenze: chiesti altri 30 giorni di proroga sul DNA

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Mostro di Firenze, il genetista della Procura di Firenze chiede altri 30 giorni per fugare i dubbi sul DNA del cadavere di Francesco Vinci.

Ricorderete che all’alba di venerdì 27 settembre dello scorso anno, sono stati riesumati nel cimitero di Montelupo Fiorentino i resti di Francesco Vinci, sospettato di essere il mostro di Firenze. Fu trovato morto il 7 agosto 1993 nel bagagliaio di una Volvo 240 nelle campagne pisane in località Chianni. La famiglia ipotizza che possa essere vivo. Assieme a lui, nello stesso bagagliaio venne rinvenuto anche il corpo di Angelo Vargio, suo servo pastore.

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«Potrebbe essere vivo: dice la moglie del Vinci»

La riesumazione è stata ordinata dalle pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, titolari dell’ultima inchiesta sul killer che ha colpito sulle colline di Firenze tra il 1968 e il 1985 a seguito della segnalazione del criminologo e investigatore privato Davide Cannella, coadiuvato dal genetista forense Eugenio D’Orio e dalla Criminologa Wilma Ciocci.
«Vitalia Melis ha il forte sospetto che il marito sia ancora vivo – spiega il criminologo Davide Cannella che ha avviato le indagini per la riesumazione del Vinci– Vitalia, racconta di aver visto Francesco che da un’auto la salutava con un cenno della mano. Questo avveniva qualche giorno dopo la scoperta della morte del marito. Andò dai carabinieri, ma la cosa non ebbe seguito. Ha visto bene oppure colta dal dolore del momento, ha travisato l’incontro? La cosa comunque merita un certo approfondimento, visto che tra i fratelli Vinci vi è sempre stata una “certa consuetudine” a farsi passare per morti! ».

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La pista sarda

Francesco Vinci e suo fratello Salvatore, erano al centro della pista sarda nell’inchiesta sul mostro, che parte dall’omicidio dei due amanti Barbara Locci e Antonio Lo Bianco uccisi a Lastra a Signa nel 1968.
Il marito della donna, Stefano Mele, chiamò in causa i fratelli Vinci, amanti della moglie, ma alla fine sarà lui ad essere condannato in via definitiva anche per calunnia nei confronti dei fratelli di Villacidro.
L’arma del delitto, una beretta calibro 22, non è stata mai trovata e rispunterà nel 1974, quando viene uccisa la seconda coppia della serie, Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini a Borgo San Lorenzo.

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