Imbrattato il murales di Paolo Borsellino
Palermo, 1° giugno 2024 – Un gesto vile e inqualificabile ha macchiato la memoria di Paolo Borsellino e ferito la città di Palermo. Il murale dedicato al magistrato, ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio il 19 luglio 1992, è stato imbrattato con delle scritture rosse e nere proprio nel quartiere Kalsa, dove Borsellino è nato, ha vissuto e studiato.
L’opera, realizzata da un artista siciliano nel quartiere Kalsa, a pochi passi dalla casa natale del magistrato. Si tratta di un ritratto di Borsellino con lo sguardo fiero, borsa da lavoro e una mano in tasca.
L’imbrattamento del murale è stato scoperto alcuni passanti, che hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della compagnia Piazza Verdi e gli agenti della Polizia Municipale, che hanno avviato le indagini per identificare i responsabili.
Un atto di offesa alla memoria di Borsellino e alla città di Palermo
L’imbrattamento del murale è stato condannato con fermezza da tutte le istituzioni e dai rappresentanti della politica e della società civile. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha definito il gesto “un atto vergognoso e inaccettabile” che “offende la memoria di Paolo Borsellino e la città di Palermo”.
Anche il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha espresso la sua “profonda indignazione” per l’accaduto, sottolineando che “questo atto vile non può e non deve fermare il nostro impegno nella lotta contro la mafia”.
Un segno di intimidazione e un monito per la città
L’imbrattamento del murale di Borsellino è stato interpretato da molti come un segno di intimidazione e un monito per la città di Palermo. Un tentativo di dimostrare che Cosa Nostra è ancora viva e che non intende cedere terreno nella sua lotta contro lo Stato.
Tuttavia, la città di Palermo non si piega. Di fronte a questo atto vile, la risposta è stata unanime.
Un monito per tutti: la lotta alla mafia non è ancora finita
L’imbrattamento del murale di Paolo Borsellino ci ricorda che la lotta alla mafia non è ancora finita. È necessario mantenere alta la guardia e non cedere mai alla paura e all’intimidazione. La memoria di Paolo Borsellino e di tutti gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per combattere la mafia deve essere il nostro faro nella continua battaglia per la legalità e la giustizia.
Davide C.
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