Un caso identico a quello di Alessia Pifferi a Cleveland
Bimba di 16 mesi muore sola in casa, madre in vacanza:
Una bambina di 16 mesi è stata trovata morta nella sua casa di Cleveland, Ohio, dopo che sua madre l’aveva lasciata sola per una vacanza di 10 giorni. La madre, Kristel Candelario, è stata condannata all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale per omicidio aggravato.
Le grida strazianti di Jailyn Candelario riecheggiavano nelle strade silenziose durante la notte, mentre la madre si godeva il sole a Porto Rico con un amico. Le telecamere di sicurezza di un vicino hanno catturato le urla strazianti della bambina, che implorava aiuto invano.
Il giudice ha definito il comportamento di Candelario come il ” supremo tradimento di una madre verso la propria figlia. “Ha condannato sua figlia a una morte lenta e agonizzante per pura negligenza e egoismo”, ha dichiarato il giudice durante la sentenza.
La piccola Jailyn è stata lasciata sola in un box con solo alcune bottiglie di latte. Non aveva cibo né acqua a sufficienza, e non era in grado di badare a se stessa. Le urla strazianti della bambina sono la prova della sua sofferenza durante i suoi ultimi giorni di vita.
La morte di Jailyn Candelario ricorda specularmente quella della piccola Diana Pifferi di 18 mesi, morta nel luglio del 2022 nelle medesime condizioni.
Alessia Pifferi, durante il processo ha rievocato l’istante in cui ha fatto ritorno alla propria abitazione, trovando la figlia esanime nel suo lettino:
“Mi sono immediatamente diretta verso di lei, non ho memoria se la porta fosse aperta o chiusa. L’ho accarezzata, ma ho constatato che non dava segni di vita e compresi che era accaduto qualcosa di grave: non era in posizione eretta come le altre volte, non stava giocando”.
“La bambina non era fredda”, ha aggiunto in risposta al pubblico ministero, “tentai di rianimarla, praticandole il massaggio cardiaco. La presi in braccio e le diedi alcuni colpetti sulla schiena. Provai a bagnarle le manine, i piedini e la testa nella speranza che si risvegliasse. La rimisi nel lettino e le spruzzai anche dell’acqua in bocca. Accertandomi che non si riprendeva, andai a chiamare la vicina di casa
Alessia, durante il processo ha asserito di non aver fatto ritorno a casa dalla figlia perché “nutrivo timore per le reazioni del mio compagno. Temevo di dialogare con lui, era piuttosto aggressivo verbalmente. In un’occasione ha persino tentato di scaraventarmi contro un vetro durante una discussione. Mi angosciavo per mia figlia, ma contemporaneamente nutrivo timore di implorargli di accompagnarmi a casa”.
Anche il tragico caso di Jailyn ha acceso un faro sulla negligenza e l’abbandono di minori. La sua morte è un triste monito per tutti i genitori, che hanno il dovere di proteggere e accudire i propri figli.