Vittorio Emanuele e la confessione dell’omicidio di Hamer e “tutti” gli altri guai
I “nostri” non erano nemmeno Italiani e non parlavano né parlano quasi mai l ‘Italiano, sovrani Savoia, sono stati spesso “chiaccherati” per diversi motivi. Tralasciando il fatto che ci hanno condotti, noi Italiani, due volte inspiegabilmente! in guerra (la Prima e la Seconda) con bilanci (quando muoiono i cittadini semplici il bilancio è sempre incerto): tra 700mila e il milione la prima, Spagnola a parte e 1milione e 200.000 la seconda!
Vittorio Emanuele figlio del Re di Maggio e padre di Filiberto che ballò sotto le stelle, se n’è andato oggi alla discreta età di 87 anni, in Svizzera.
Ma anche lui ha avuto i suoi guai giudiziari tutti mitigati, perché:” La Legge è uguale per tutti” ma noi, tutti uguali, non siamo!
Negli anni settanta venne indagato, sia dal giudice istruttore Carlo Mastelloni della pretura di Venezia, sia dal giudice istruttore Carlo Palermo della pretura di Trento, per traffico internazionale di armi verso alcuni paesi mediorientali posti sotto embargo. Il caso venne successivamente trasferito alla pretura di Roma. Tale indagine fu poi archiviata. Vittorio Emanuele era intermediario d’affari per conto della Agusta e, grazie all’amicizia con lo Scià di Persia Reza Pahlavi, proprio in quegli anni concludeva compravendite di elicotteri tra l’Italia, l’Iran e altri paesi arabi.
Il 16 giugno 2006 il GIP Alberto Iannuzzi del Tribunale di Potenza, su richiesta del PM Henry John Woodcock, ne ha ordinato l’arresto con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso, e associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione nell’ambito di un’indagine legata al casinò di Campione d’Italia. Il 23 giugno 2006, in seguito ad una parziale ammissione dei fatti che gli sono stati addebitati, per decisione del GIP di Potenza, è stato messo agli arresti domiciliari a Roma, in una casa del quartiere Parioli di proprietà della famiglia Fabbri, dove si è trasferito con la moglie Marina Doria. Il Tribunale del Riesame di Potenza, in data 20 luglio 2006, gli ha revocato gli arresti domiciliari, imponendogli il solo divieto di espatrio.
Il 18 agosto 1978, sull’isola di Cavallo (Corsica), ci fu una sparatoria a seguito del furto del gommone di Vittorio Emanuele da parte di conviviali del chirurgo/playboy Nicky Pende. Vittorio Emanuele sparò due colpi di carabina. L’ipotesi d’accusa, sulla base della quale fu in seguito arrestato, fu che uno dei proiettili avesse colpito la coscia dello studente tedesco di 19 anni Dirk Geerd Hamer, figlio di Ryke Geerd Hamer, che stava dormendo in una barca vicina, il Mapagia della famiglia Leone, e che morì nel dicembre dello stesso anno dopo una lunga agonia.
Adesso nel giorno della sua dipartita, si vedono e si sentono le immagini trasmesse da «La7», in cui Vittorio Emanuele – morto oggi, Sabato 3 Febbraio – nel carcere di Potenza racconta ai compagni di cella come ha ucciso Dirk Hamer ed è riuscito a sottrarsi alle accuse! Il fatto è accaduto nella notte tra il 17 e il 18 Agosto 1978 sull’isola di Cavallo, in Corsica. Il giovane è morto in ospedale dopo 111 giorni di agonia. A sparare da un’imbarcazione vicina a quella del 19enne tedesco sarebbe stato il principe Vittorio Emanuele di Savoia, che aveva sempre negato le accuse, finendo per essere assolto nel 1991 dalla Corte d’Assise di Parigi. Qui, invece, ammette di avere esploso il colpo mortale. Il video è tratto dal documentario «Il Principe» di Beatrice Borromeo Casiraghi, su Netflix.
L’Italia ha avuto nello scorso secolo diverse “disgrazie”. Tra le tante, per fortuna ci fu il referendum tra una monarchia straniera (ai Francesi non basta la Fiat?!) e la repubblica. Assai malandata, ma per certi versi, visto le limitazioni per aver perso una guerra inutile e disastrosa, italiana.