Testa di capretto davanti casa di una giudice sotto scorta
Vittima dell’intimidazione di stampo mafioso, il gip di Lecce Maria Francesca Romano
Una testa di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto in cui è scritto “Così”, è stata lasciata davanti alla porta di casa della giudice leccese Maria Francesca Romano, sotto scorta da alcuni mesi, dopo alcune lettere minatorie.
La testa dell’animale sarebbe stata ritrovata la notte tra Giovedì e Venerdì dalla stessa magistrata che poi ha avvisato le forze dell’ordine.
Sull’accaduto indaga la squadra mobile.
Le intimidazioni che la giudice riceve sarebbero legate alle indagini che hanno portato all’operazione antimafia con cui lo scorso 17 Luglio furono arrestate 22 persone del clan Lamendola-Cantanna ritenuto organico alla Scu, la Sacra Corona Unita, l’organizzazione criminale di connotazione mafiosa che ha il suo centro in Puglia, prevalentemente attiva nel Salento e che ha trovato degli accordi criminali con organizzazioni criminali dell’est europeo e Sud America. La storia ci dice che sarebbe sorta da un tentativo di Raffaele Cutolo di espandersi in Puglia ed in Capinata, nel lontano 1981, a cui avrebbero reagito la malavita locale e soprattutto l’Ndrangheta, dando vita alla Scu.
Insieme alla giudice Mariano è finita sotto scorta per le minacce ricevute anche la titolare dell’inchiesta, la pm Carmen Ruggiero.
(D.V.)