Carbonizzati nel camper: si attende il DNA per confermare l’identità
Ferrara: ancora non ci sono certezze per il camper andato a fuoco nei pressi del Decathlon in via Ferraresi.
Il fascicolo quindi, per ora, non può che essere contro ignoti. Si attende l’identificazione formale di madre e figlio rimasti carbonizzati. Il van, sotto sequestro, è stato portato al comando dei vigili del fuoco per svolgere accertamenti tecnici.
Le cause di quanto avvenuto sono al vaglio della polizia e dei vigili del fuoco.
All’interno del mezzo pare ci fossero due bombole di Gpl e qualcuno ha riferito di un’esplosione.
Il mezzo è andato quasi completamente distrutto e l’interno è in cenere.
Il rebus più difficile da risolvere sarà capire che cosa stessero facendo i due occupanti quando sono stati colti dalle fiamme. L’anziana era distesa su un letto (o divanetto), mentre l’uomo è stato trovato sul pavimento. Non è escluso che il gas fuoriuscito dalla bombola possa aver saturato l’aria intossicandoli, oppure che i due stessero riposando e che l’uomo, accortosi di quello che stava accadendo, abbia cercato senza successo di mettersi al sicuro.
Accertamenti medico legali sui resti carbonizzati per certificarne l’identità e verifiche sulla carcassa del camper per risalire alle cause della tragedia di Martedì sera. Sono i due poli intorno a cui ruota l’attività investigativa della procura per far luce sul devastante incendio che ha disintegrato il van in sosta nel parcheggio del Decathlon di via Veneziani e spazzato via due vite. Il pubblico ministero di turno Ombretta Volta ha aperto un’inchiesta nella quale sono confluiti i primi atti redatti da polizia e vigili del fuoco nella lunga notte di rilievi. Il reato ipotizzato è omicidio colposo, ma il fascicolo è contro ignoti. Così come, formalmente, risultano tuttora ignote le vittime. Fino a quando non ci sarà un riconoscimento ufficiale non sarà infatti possibile risolvere definitivamente questo giallo, anche se, con ogni probabilità, i resti rinvenuti nel mezzo dovrebbero appartenere al proprietario del van stesso, Stefano Cavalieri, 60enne residente ad Occhiobello, e alla madre 87enne Mirella Graziosi. In ogni caso, per rispondere all’interrogativo sull’identità delle vittime, il pubblico ministero disporrà accertamenti tecnici. Per prima cosa, il medico legale Margherita Neri, intervenuta sul posto la sera della tragedia, dovrà verificare se le condizioni dei corpi consentano il riconoscimento o se invece siano necessarie analisi più approfondite, come quelle del Dna. A seconda del responso del medico legale, la procura indicherà le verifiche da svolgere.
Per il momento, l’ipotesi più accreditata è che una delle bombole di Gpl che si trovavano all’interno del mezzo abbiano generato una fuga di gas tale da saturare l’ambiente. Da chiarire se la perdita sia partita dall’utilizzo di un fornelletto o di qualche altro impianto (magari una stufa). Le bombole sono state estratte, raffreddate e messe in sicurezza. Quindi non sono esplose.
L’incendio è divampato rapidamente, le fiamme hanno trovato sulla loro strada materiali facilmente infiammabili che in pochi istanti hanno trasformato quel vecchio van in una trappola mortale.
Ma c’è da verificare quanto detto da alcuni vicini: sull’atto intimidatorio di forare le 4 ruote del camper!
Vicini e conoscenti nei quali persiste l’incredulità per quanto successo a madre e figlio (anche se i corpi devono essere ancora formalmente identificati ma sembrano esserci pochi dubbi sull’identità), Mirella Graziosi e Stefano Cavalieri erano residenti entrambi in via Nanni Loy, nella frazione di Santa Maria Maddalena, in un’abitazione in affitto. Nell’appartamento, interamente al piano terra, abitava la mamma che percepiva una pensione, mentre il figlio era il suo caregiver. La donna era assistita dai servizi sociali del Comune di Occhiobello, in quanto affetta da ipoacusia. Sempre i vicini la descrivono come una donna molto tranquilla che usciva di rado, che si metteva nel suo cortile a leggere e fumare, molto vigile nonostante il problema all’udito. Stefano Cavalieri, originario di Bologna, dove era nato, aveva due figli e una moglie dalla quale si era separato. Negli ultimi anni aveva una compagna.
Sempre attraverso la ricostruzione di alcuni vicini, che non sanno dare spiegazioni su quanto successo, è emerso che qualche tempo fa alcuni ignoti avevano tagliato i quattro pneumatici del camper del sessantenne. Lui andava e veniva sempre con il camper. Parcheggiava davanti all’abitazione, spesso si notava la luce accesa, quindi si presumeva che vivesse principalmente lì. In questi anni lo si notava con la compagna che si fermava spesso a casa loro, seppure anche lei non uscisse molto. A volte sentivano qualche discussione, ma nulla più. L’uomo, però, sarebbe rimasto per quasi un mese stabilmente qui con il camper. Anche se aveva a disposizione un più comodo appartamento. Dove si è presentata la compagna, dopo la tragedia per prendere oggetti personali.