In arrivo una doccia gelata per i balneari
Le concessioni solo con i bandi
L’Ue non si è fermata davanti alle propteste dei balbeari e va avanti con la procedura d’infrazione contro il nostro paese.
La Commissione europea ha inviato all’Italia il parere motivato, secondo step della procedura d’infrazione per la mancata attuazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni balneari.
L’Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere alle richieste europee. In caso contrario, Bruxelles potrebbe rinviare la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.
“Abbiamo emesso il parere motivato. Ora le autorità italiane hanno due mesi di tempo per adottare le misure necessarie per fornirci le risposte. E poi decideremo i prossimi passi”, è quanto ha dichiarato la portavoce della Commissione europea per il Mercato interno, Johanna Bernsel.
“La corretta applicazione del diritto comunitario è sempre la nostra massima priorità, ma preferiamo sempre anche concordare con gli Stati membri piuttosto che doverli portare alla Corte. E ancora una volta non si tratta di una procedura per portare l’Italia in tribunale. È il parere motivato. E ciò non pregiudica il proseguimento delle trattative che abbiamo con le autorità italiane”, ha aggiunto la portavoce.
Il contenzioso tra la Commissione europea e l’Italia risale al 4 dicembre 2020, quando l’esecutivo europeo inviò a Roma una lettera di messa in mora.
La Commissione ritiene che la normativa italiana sulle concessioni balneari sia incompatibile con il diritto dell’Ue, in quanto viola il principio di scarsità delle risorse naturali.
In una sentenza del 2016, la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva stabilito che le proroghe automatiche delle concessioni balneari italiane sono da ritenersi illegali.
L’Italia ha successivamente prorogato le concessioni vigenti fino al 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedure pubbliche di selezione per l’assegnazione di nuove concessioni.
Il governo italiano ha presentato una legge sulla concorrenza (legge 118/2022) che prevede l’assegnazione delle concessioni balneari attraverso un sistema di gare pubbliche.
Tuttavia, la legge non è ancora stata approvata dal Parlamento e, nel frattempo, sono state presentate successive iniziative legislative che hanno concesso proroghe alle concessioni vigenti.
Il governo italiano ha sostenuto che il principio di scarsità non sussiste per tutte le spiagge italiane.
Per questo motivo, ha lavorato a una mappatura delle spiagge italiane per dimostrare che, in alcuni casi, la risorsa è sufficientemente abbondante da consentire l’assegnazione delle concessioni senza ricorrere alle gare pubbliche.
Tuttavia, la Commissione europea non ha condiviso questa tesi e ha chiesto all’Italia di dimostrare che il principio di scarsità sussiste per tutte le spiagge italiane.
L’Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere alle richieste europee. In caso contrario, Bruxelles potrebbe rinviare la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.
La sentenza della Corte potrebbe avere un impatto significativo sul settore balneare italiano, in quanto potrebbe imporre all’Italia di riassegnare le concessioni vigenti attraverso un sistema di gare pubbliche.
Un vero terremoto del comparto che sarà destinato a tensioni, se non risolo, tra gli operatori e l’UE.