Narges Mohammadi vince il premio Nobel per la pace 2023
Fumata nera per Volodymyr Zelens’kyj e Greta Thunberg
Oslo, 6 ottobre 2023 – L’attivista iraniana Narges Mohammadi ha vinto il premio Nobel per la pace 2023. Il riconoscimento le è stato assegnato dall’Accademia di Oslo per la sua “lotta contro la repressione e le violenze contro le donne e le minoranze in Iran”.
Mohammadi, 51 anni, è presidente del Centro per la difesa dei diritti umani in Iran (CDHR), un’organizzazione che si occupa di documentare e denunciare le violazioni dei diritti umani nel paese. È stata arrestata per la prima volta nel 2015 e condannata a 16 anni di carcere per “propaganda contro il regime”. Nel 2020 è stata rilasciata in libertà condizionale, ma è stata nuovamente arrestata nel 2022.
L’Accademia di Oslo ha elogiato Mohammadi per la sua “determinazione e coraggio” nel difendere i diritti umani delle donne e delle minoranze in Iran. “Ha lavorato instancabilmente per promuovere i diritti umani e la giustizia in Iran”, ha affermato l’Accademia in una nota. “Il suo lavoro è un esempio di come l’impegno individuale possa contribuire a creare un mondo più giusto e pacifico”.
La vittoria di Mohammadi è stata accolta con favore da organizzazioni per i diritti umani e da leader politici di tutto il mondo. “La vittoria di Narges Mohammadi è un riconoscimento del suo coraggio e della sua determinazione nella lotta per i diritti umani in Iran”, ha dichiarato Amnesty International. “È un messaggio forte per le donne e le minoranze in Iran e in tutto il mondo”.
Mohammadi ha dichiarato di essere “onoreggiata” dal premio Nobel. “Questo premio è un riconoscimento del lavoro di tutte le donne e gli uomini che si battono per i diritti umani in Iran”, ha affermato. “Continuerò a lottare per un futuro in cui tutti gli iraniani possano vivere in libertà e dignità”.
Il premio Nobel per la pace è stato assegnato per la prima volta nel 1901. È il più prestigioso premio internazionale per i contributi alla pace mondiale.
Fumata nera invece per il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens’kyj e per l’attivista Greta Thunberg
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