L’omicidio del giornalista Mario Francese: svelò per primo il potere emergente dei Corleonesi

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Il cronista giudiziario Mario Francese venne ucciso il 26 Gennaio del 1979, mentre stava tornando a casa. Come oggi, 44 anni fa.

Fu il primo a raccontare l’avanzata del clan di Totò Riina verso la città e il suo fu non a caso il primo omicidio eccellente della sanguinosa guerra che devastò poi Palermo per anni. La sentenza di condanna arrivò ben 22 anni dopo il delitto.

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Cosa Nostra, acquistata potere e volendo conquistare tutti i grandi affari, decise di eliminare una delle punte di diamante del giornalismo siciliano per dare il via a quel bagno di sangue che insanguinò Palermo e la Sicilia con omicidi e stragi, iniziando proprio da un cronista giudiziario, Mario Francese, che per primo aveva compreso chi erano i boss emergenti.

Mario Francese venne ammazzato a colpi di pistola mentre stava tornando a casa in viale Campania. Ci vollero però ben 22 anni per arrivare ad una prima sentenza di condanna per i vertici di Cosa nostra: la storia del giornalista venne infatti sepolta per molto tempo e fu soltanto l’insistenza della sua famiglia a portare alla riapertura delle indagini. Una missione portata avanti soprattutto dal figlio Giuseppe che poi, però, dopo il primo verdetto, 20 anni fa, decise di togliersi la vita.

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Gli articoli di Francese si basavano su un’attenta ricerca ed un lavoro meticoloso e scrupoloso di verifica. La sua capacità di comprendere i fatti, di collegarli, gli consentì con lungimiranza di individuare per primo una figura come quella di Totò Riina e di disvelare anche gli affari miliardari che il suo clan riusciva a fare infiltrandosi nel tessuto imprenditoriale ma anche politico. Storica l’inchiesta sulla diga Garcia che in anni recenti fu intitolata proprio a Mario Francese.

Mario Francese fu anche l’unico giornalista a riuscire ad intervistare Ninetta Bagarella, una allora semisconosciuta ragazza, moglie di Riina. Anche in quell’articolo, pubblicato il 27 Luglio del 1971 dal Giornale di Sicilia, emerge il suo modo di intendere la professione: non giudicando la sua interlocutrice, ne raccoglie sensazioni e considerazioni, con estrema correttezza. E coraggio. Tanto da rendere pubblici gli affari e gli intrecci mafiosi (che giungeranno poi a ben altri livelli di quelli provinciali o della Sicilia!). Cosicchè, prima di ammazzare magistrati, politici e appartenenti alle forze dell’ordine, i Corleonesi decisero di uccidere proprio lui.

Oggi, sia a Siracusa, città di origine di Mario Francese, che a Palermo sono previste diverse iniziative per ricordare il grande cronista giudiziario.

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