Matteo Messina Denaro: Dubbi sulle modalità del suo arresto.
Nessun confidente, nessun pentito: i magistrati della Procura di Palermo e i Carabinieri del Ros sarebbero arrivati alla cattura del boss “con una indagine tradizionale”.
Tutto sarebbe iniziato con le telefonate intercettate dei suoi familiari e dalle quali sarebbe emerso che il latitante era malato di cancro.
L’incrocio con la banca dati dei malati oncologici e quel nome paricolarmente sospetto, Andrea Bonafede, così si chiama il nipote di un suo uomo di fiducia. Da almeno tre mesi gli inquirenti analizzavano le conversazioni dei familiari del Boss della mafia dalle quali sarebbe emerso che il padrino era gravemente malato, e che aveva subito ben due interventi chirurgici a Marsala e Palermo.
Da questo elemento sarebberoo partite le indagini che hanno portato all’arresto bel boss.
I pubblici ministeri antimafia e carabinieri del Ros avrebbero scandagliato minuziosamente le informazioni della centrale nazionale del ministero della Salute dove sono conservati i dati sui malati oncologici.
Le informazioni intercettate messe al confronto con quelle scoperte negli archivi avrebbero portato ad un certo numero di pazienti e da qui all’individuazione del boss di Castelvetrano.
Qualcuno invece non pare essere del tutto convinto sulla tesi ufficiale fornita ieri sera durante la conferenza stampa dagli inquirenti:
“Non raccontiamoci barzellette”.
Dice Luciano Traina, fratello di Claudio, uno degli agenti di scorta morto insieme al giudice nella strage di via D’Amelio.
“Mi sembra di rivivere una soap opera, lo stesso copione di trent’anni fa con l’arresto di Riina. Ritengo, ma è una mia opinione personale, che Messina Denaro, ormai gravemente malato capendo di non avere più scampo, si sia fatto arrestare. Le indagini devono proseguire in maniera serrata per scoprire chi lo ha coperto in tutti questi anni di latitanza. Chi prenderà il suo posto o chi lo ha già preso, perché simili criminali non lasciano mai i loro traffici in sospeso”.
Secondo Traina, vi è un solo obbiettivo adesso cioè quello di fare “terra bruciata” intorno a Messina Denaro.
Dalle parole di Traina traspare una nota di amarezza che collide con la gioia del momento:
“Sinceramente più che entusiasta sono arrabbiato. Mi sembra di rivivere una soap opera, lo stesso copione di trent’anni fa con l’arresto di Riina. Un animale in meno in giro, ma mio fratello nessuno lo riporterà in vita. Noi siamo condannati all’ergastolo del dolore a vita. Non esiste alcuna possibilità di perdono. Che pietà è possibile avere per una persona simile, un uomo che ha fatto uccidere un bambino. Mi fa solo ribrezzo. Spero si faccia luce su chi ha sottratto l’agenda rossa di Borsellino. Ma non credo che su questo arriveremo mai alla verità”.
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