Montecassino e la Divisione Hermann Goring: la “soluzione finale” al patrimonio artistico italiano.

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Fra il giugno e il luglio del 1944, fu effettuato un sopralluogo in Vaticano dai Monuments Men alleati, eseguito sulla base dell’inventario stilato a Napoli al momento del trasferimento delle opere d’arte partenopee, campane e laziali a Montecassino prima dell’arrivo delle truppe tedesche. In quel momento ci si rese conto della grande entità del furto e distruzione che subì il patrimonio del sud Italia: dalle 15 alle 20 casse (il numero non è stato ancora chiarito) di beni preziosissimi che hanno per sempre inficiato il risollevamento del nostro paese nel Dopoguerra.

Montecassino bombardata

Non è facile parlare di questo argomento dato che, per la versione ufficiale, i cattivi questa volta sono gli Americani e i buoni sono i Nazisti: questa volta parleremo del più grande “Cover Up” messo in piedi dal Vaticano, in tempi moderni, per nascondere un peso troppo grande da smaltire e che avrebbe destato troppa indignazione. Ma i tempi ora sono maturi anche alla luce di recenti documenti de – secretati: rispetto alle 178 fra casse e capsule, custodite a Montecassino, una ventina di casse possono sembrare esigue ma bisogna vedere cosa c’era in queste casse e cosa stava per succedere alle altre. Il tutto faceva parte di un’enorme operazione di saccheggio e cancellazione che avrebbe ridotto l’Italia a essere solo una pallida ombra di se stessa nei secoli a venire.

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Tante sono le domande a cui cercheremo di dare risposta all’interno del podcast.

La locuzione “soluzione finale” è assai perniciosa perché rimanda allo sterminio sistematico della popolazione ebraica che si trovava nei territori della Wehrmacht alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Un’orribile eufemismo che mimetizza il genocidio di un popolo. Questo sistema è stato applicato anche al patrimonio artistico italiano: la cancellazione sistematica del nostro patrimonio che doveva essere incamerato nelle proprietà del gerarca Hermann Goring. Se non si poteva giungere a questo fine diabolico allora doveva essere sistematicamente distrutto, per effetto del “Decreto Nerone” (1945), più recente e frutto della mente dello stesso Fhurer: messo in atto, come per la soluzione ebraica, al momento che fu palese la prossima sconfitta del III Reich. L’agente dei Servizi Segreti Rodolfo Siviero era fermamente convinto che le stesse Navi di Caligola al Lago di Nemi fossero state incendiate per il suddetto decreto. Nel podcast che ne parla faccio riferimento a quegli elementi che invece scagionano le truppe tedesche da quella azione. L’obiettività è d’obbligo nelle indagini sui crimini d’arte e le prove a carico delle truppe tedesche, in quel caso, hanno molte falle e rimando al podcast sulle “Navi di Caligola” per approfondire.

Hermann Goring al Processo di Norimberga

L’attuazione di una completa razzia e distruzione dei Beni Culturali italiani faceva parte del programma del grande “Esteta del Male”, il famigerato Hermann Goring, e della divisione che da lui prendeva il nome. Un importante ruolo di organizzazione e copertura ebbe Gerard Evers, giunto a Roma il 22 novembre del 1943 per dirigere il Kunstschutz – l’ente preposto alla tutela del patrimonio artistico nelle terre del Reich – attivo già nella prima guerra mondiale ma che divenne, con lo spietato gerarca, una perfetta macchina di spoliazione, distruzione e rapina. Secondo i documenti dell’Archivio Siviero (8-8-1947) Gerard Evers fece enormi pressioni affinché la Divisione eseguisse celermente il trasferimento completo del “Tesoro di Montecassino” al centro comando di Spoleto e di lì poi in Germania, probabilmente nella dimora di Carinhall: il più grande museo dello “stupro artistico” di ogni tempo e luogo. Recenti de – secretamenti e pubblicazioni (2012 – 2014) confermano finalmente quanto sosteneva Rodolfo Siviero: vi era un progetto sistematico di rapina delle opere d’arte italiane, ben prima dell’armistizio dell’8 settembre 1944: una vera e propria “soluzione finale” che non coincideva col più recente “Decreto Nerone” ma programmata in anticipo. Il merito del salvataggio, almeno in parte, del Tesoro di Montecassino va chiaramente a uomini come Rodolfo Siviero e Pasquale Rotondi che seppero per tempo prevenire quanto si programmava dalla nascita del III Reich: Hitler adorava l’arte, in particolare quella italiana, e aveva fatto di quella classica greca e romana il simbolo del suo impero del Male. Il primo seppe agire sotto copertura come membro del Servizio Segreto Fascista ma fu comunque espulso da Berlino come persona non desiderata. Il secondo, soprintendente assai schivo e riservato, scandagliò il centro Italia per individuare le rocche, le fortezze e i monasteri più adatti a salvare l’immenso patrimonio artistico italiano dalla furia nazista. Il Vaticano è il terzo elemento da considerare, soprattutto nella figura del Vescovo Gregorio Diamare. Senza la mediazione del Vaticano non si sarebbe sicuramente riusciti a salvare niente dei beni Statali custoditi nell’Abbazia di Montecassino. Una grandiosa Operazione di Copertura del Vaticano come raramente si sono viste nella storia recente: il prezzo da pagare per il salvataggio di almeno una parte del Tesoro di Montecassino destinato alla completa cancellazione. Il Vaticano è il centro di segreti millenari e, ben sappiamo ormai, che la stesa Donazione di Costantino è un falso storico dimostrato da Lorenzo Valla nel 1440. Chi meglio del Vaticano poteva mettere su una operazione di “Cover Up” talmente ben fatta?

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Ancora oggi basta fare una semplice ricerca su Internet: gli eroi ufficiali di Montecassino sono Julius Schlegel, Maximilian Becker e il loro superiore Paul Conrath, generale della Divisione Hermann Gioring: proprio loro. Secondo la testimonianza di Don Mauro Leccisotti e di Don Mauro Inguanez si dissero inviati proprio dal Generale Paul Conrath. Questo è un dato di fatto incontrovertibile e celebrato da pubbliche onoreficenze e ricorrenze periodiche.

Scena del film Monuments Man

Eppure è stato il sopralluogo in Vaticano del Monuments Men Ernest de Wald a scoprire che vi era stato un furto nei tesori riconsegnati e di enorme entità. I cattivi non erano gli Americani? Gerard Evers smentì da subito l’eventualità di casse mancanti e continuò ancora nel 1945, nonostante fosse stato il Capo del Kunstschutz in Italia. Si giustificò sempre dicendo di non evere nessun potere sugli uomini delle Divisione Hermann Goring: solo in un secondo tempo affermò di sapere che le casse mancanti erano nella Tana del Lupo, nel Comando del generale Kesserling al Monte Soratte, quando la grande operazione di furto era in parte fallita. La sua fu in realtà opera di copertura al tentativo di portare il Tesoro a Carinhall, magari per celebrare il cinquantunesimo compleanno dello stesso Hermann Goring. Non esaminò dolosamente le casse restituite e fu appoggiato da dubbie testimonianze di funzionari delle belle arti che lo scagionarono. Evers fu comunque accusato dalla Commissione Alleata (Douglas Cooper – Ernest De wald) di negligenza nella gestione delle vicenda delle casse scomparse: furono seguite le direttive di Rodolfo Siviero. Si sono scritti fiumi di inchiostro su questa vicenda e si sono fatto molti, troppi nomi. La situazione è stata resa volutamente ingarbugliata. La recente pubblicazione di un “memorandum” conservato presso l’Imperial Word Museum di Duxfort (Inghilterra) per alcuni versi conferma l’ovvio: i soldati della Divisione Hermann Goring camuffarono come eroico salvataggio il tentato trafugamento del Tesoro di Montecassino, ma dall’altro complica la situazione e individua nel Generale della Wermacht Von Senger il vero salvatore in Vaticano dei Tesori di Montecassino. Lui avrebbe ordinato di portare tutto a Roma temendo le azioni della Divisione Hermann Goring su cui non aveva un controllo essendo alle dirette dipendenza del Gerarca: difficile pensare che si sarebbe opposto alle sue direttive. Quando furono restituiti i Beni Ecclesiastici in vaticano, ci si preoccupò subito dei Beni Statali che finirono al Comando della Divisione a Spoleto. Si seppe del loro trasferimento solo dopo un mese dalla riconsegna dei Beni Ecclesiastici e Gerard Evers coprì il tutto affermando che la Divisione era occupata al fronte.

Fu allora che Von Senger avrebbe deciso di agire: il clamore era infatti ormai notevole e non importa chi, basta che fosse un ufficiale tedesco, doveva evitare che il mondo sapesse della “Soluzione Finale” ai beni culturali italiani: in una intervista del 10 novembre 1943 sul New York Times, il Sovrintendente dei Beni Archeologici Amedeo Maiuri rivelava al mondo che importanti casse zeppe di preziosi beni artistici ed archeologici stavano per essere trafugati. Stava parlando naturalmente delle 20 casse di preziosi ori di Pompei, originali bronzei, gioielli, pitture a cera persa sui Misteri Dionisiaci etc. della Campania e del Lazio, senza parlare dei quadri dei musei partenopei. L’8 dicembre del 1944 si ebbe la prima operazione di copertura: arrivarono in Vaticano i primi 12 camion dei beni di Montecassino. La macchina filmica nazista celebrò il tutto ma non disse niente a proposito di quello che mancava ed era finito al comando della divisione Goring a Spoleto. Era facile mostrare solo i beni ecclesiastici: beni librari, codici e documenti di archivio. Il simbolo dei Sud Italia, il suo cuore stava venendo strappato dal petto e non sarebbe più tornato. Infine giunsero gli ultimi 40 carri il 4 gennaio del 1944 ma ormai i reperti più preziosi erano spariti e gli italiani li attesero tutta la notte. L’operazione “soluzione finale” era saltata ma solo in parte purtroppo: il meglio era sparito. Ai Nazisti si sono sostituiti la Criminalità Organizzata e le commissioni dei grandi musei stranieri. Niente è finito ma tutto continua e dobbiamo continuare anche noi stare in guardia come già fecero Siviero, Rotondi e Diamare.

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