Le mafie si adeguano e frequentano i social: Convegno di esperti a Roma
Studiosi, investigatori ed esperti di mafia si sono incontrati negli ViaCondotti21 e all’Università LUISS per presentare il corso “Le mafie ai tempi dei social”.
La piova studia i cambiamenti della società e si adegua con rapidità. Non si nascondono più, ostentano. La camorra addirittura si esibisce su Tik Tok, le mafie foggiane la imitano, i Casamonica di Roma cantano musica neomelodica.
La ‘Ndrangheta in Calabria pare non esistere, ma sbatte sui social i soldi che arraffa a Milano. Si tratta del fenomeno tutto recente, quello di costruire il consenso.
Nella due giorni organizzata da Fondazione Magna Grecia e ViaCondotti21 con il Gruppo Pubbliemme, Diemmecom, LaC Network e l’Università LUISS si è parlato di questo. Alcuni tra i maggiori esperti di criminalità organizzata intervenuti hanno dialogato su questo curioso fenomeno.
Il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, sotto scorta da più di 30 anni perché più volte minacciato dalla ‘Ndrangheta ha detto che: “Le mafie oggi sono mimetizzate nel tessuto sociale ed economico ma la mafia non esisterebbe se non avesse l’appoggio delle classi dirigenti, sarebbe criminalità comune. Invece le mafie hanno bisogno del territorio e del consenso popolare. Oggi un boss è un imprenditore e come tale ha il suo marketing, ha bisogno di pubblicità. È così che la ‘Ndrangheta comanda in Calabria e oggi si è presa un quarto di Milano”.
“Gli affari della ‘Ndrangheta sono al Nord – ha detto l’ex Questore Piernicola Silvis – Oggi le seconde e terze generazioni delle famiglie della ‘Ndrangheta calabrese sono manager che hanno studiato alla Bocconi. Chi dice che le mafie non esistono più perché non ammazzano nessuno non capisce che così sono anche più pericolose. Non ammazzano perché non ne hanno neanche bisogno”.
E non si servono più di omicidi eccellenti per accreditarsi all’estero, ha detto il professore della Queen’s University Antonio Nicaso, scrittore e storico delle mafie: “Alle organizzazioni criminali basta cercare una famiglia su Google per sapere cosa ha fatto. La violenza si usa solo in caso di necessità, i metodi per controllare il territorio in Italia sono altri. Senza il concorso esterno di apparati dello Stato non c’è mafia. Pensiamo ai Narcos, hanno canali YouTube dove pubblicano anche le decapitazioni degli oppositori. Frenano sul nascere i tentativi delle forze dell’ordine di contrastarli, perché è chiara la loro superiorità militare”.
Al dibattito hanno partecipato il Generale Pasquale Angelosanto, Comandante dei Carabinieri del ROS, che ha raccontato di esponenti del clan di Secondigliano sono stati catturati grazie alle loro attività su Facebook; il Comandante Scico della Guardia di Finanza Alessandro Barbera, ha detto che le mafie si sono mimetizzate, ma affatto sparite: “Ci sono. E noi lo dobbiamo gridare forte” e il Prefetto Francesco Messina, Direttore Anticrimine della Polizia di Stato: “Bisogna attaccare i patrimoni. Se togli i soldi alle mafie non pagano più avvocati né stipendi. Così muoiono”.
Luigi Sabino, giornalista del Mattino ha svelato il nuovo linguaggio in codice della Camorra sui social. “La ricchezza deve essere ostentata e il canale preferito dei giovani camorristi è Tik Tok, dove spopolano i video commemorativi per i morti ammazzati. La Camorra trova così il modo di ovviare al divieto dei funerali pubblici con quelli dei boss su Tik Tok”.