Coltano, la stazione radiotelegrafica di Guglielmo Marconi
di Daniele Vanni
Il 25 Aprile 1874 nasceva Guglielmo Marconi che qui realizzò la stazione radiotelegrafica più potente al mondo
Coltano, e le “segnorine” di Tombolo che dall’Italia affamata si spostarono in massa qui, per esercitare il più antico mestiere del mondo. Qui, dov’era di stanza la 92ª Divisione «Buffalo» della V° Armata USA.
Coltano, antica palude dell’Arno, bandita di caccia dei Medici, con una villa disegnata dal Buontalenti, dei Lorena e poi dei Savoia che tra qui e San Rossore villeggiavano e cacciavano anche quando si svolgeva la Marcia su Roma.
Ma Coltano è anche, e forse: soprattutto! trasmissioni radio.
Intanto per il Centro Radio Marconi, lasciato in peggiori condizioni di quelle create dai Tedeschi in ritirato che minarono la costruzione e le antenne radio
Ed è per questo che proprio ieri, 25 Aprile, giorno della nascita di Guglielmo Marconi, Radio Caffè Criminale si è trasferita a Coltano, per richiedere che si restauri presto, almeno entro il 150° della nascita il celebre, abbandonato e degradato centro radio fortissimamente voluto da Gugliemo Marconi. Nato a Bologna proprio il 25 Aprile del 1874 da un proprietario terriero e dalla sua seconda moglie di origine irlandese, il che purtroppo farà sì che molta dell’attività di Marconi si svolgerà a Londra.
A Guglielmo Marconi, Premio Nobel per la Fisica nel 1909, è dovuta la prima trasmissione radiotelegrafica effettuata il 1903 con un trasmettitore a scintilla. Marconi individuò nella zona di Coltano tra Pisa e Livorno, il luogo adatto per costruire la prima stazione radio italiana aonde lunghe. Quest’area infatti, che originariamente era di proprietà di Casa Savoia, si prestava molto bene alle trasmissioni ad onde lunghe, in quanto zona acquitrinosa che minimizzava le dispersioni del segnale. Era inoltre sul Tirreno e cioè in ottima posizione per trasmettere, sia con l’Africa, dove allora l’Italia aveva alcune colonie, che con l’America dove vivevano molte comunità di immigrati italiani.
Avendo scelto di mantenere la cittadinanza italiana, Marconi decise di proporre allo Stato italiano la costruzione di un impianto più grande e potente rispetto a quello inglese, in modo da poter corrispondere con le nostre colonie africane (Eritrea e Somalia) e con le Americhe, nonché con le navi italiane in navigazione per il mondo. Approvata la proposta dal governo Zanardelli, nel 1903 un’apposita legge autorizzava “la spesa di Lire 800.000 per l’impianto di una Stazione Radiotelegrafica Ultrapotente”. Subito l’inventore si dedicò alla ricerca del luogo più adatto al progetto, privilegiando le zone costiere in quanto maggiormente predisposte alla trasmissione delle onde lunghe impiegate per le telecomunicazioni: visitò così Ostia, Isola Sacra, Fiumicino, per poi continuare a risalire il Tirreno.
Alla fine la sua scelta cadde sulla zona di Coltano, la cui natura pianeggiante e acquitrinosa gli apparì ideale alla propagazione delle onde.
La cosa divenne di dominio pubblico allorché la “Domenica del Corriere” scrisse: “È noto che da Roma e prima di tornare a Londra, Guglielmo Marconi si recò nei giorni scorsi a Pisa per studiare se ivi fosse possibile l’impianto di quella stazione ultrapotente di radiotelegrafia che il nostro Parlamento approvò e che dovrebbe servire a facilitare le comunicazioni con l’America del Sud, ove sono milioni di emigrati italiani. In compagnia del padre e del tenente Solari, diventato il suo collaboratore più efficace, Marconi visitò, fra altro, la tenuta reale di Coltano. Sembra che la scelta delle vicinanze di Pisa sia definitiva”.
Essendo quelle terre di pertinenza della Corona, si rendeva necessario chiederne la concessione al sovrano; incarico dallo scienziato affidato allo stesso Solari, il quale chiese udienza al Quirinale confidando nel fatto che Vittorio Emanuele “aveva sempre seguito con particolare interesse lo sviluppo della radio”. Subito ottenutala, egli espose al monarca le difficoltà burocratiche che ostavano alla concessione dei terreni individuati da Marconi, dovute al fatto che la legge li poneva nella esclusiva disponibilità dei Savoia. Al che il re si dimostrò più che disponibile a venire incontro alle esigenze del bolognese: “Dica a Marconi che darò subito disposizioni perché gli sia accordata ogni agevolazione; anzi, se sarò informato del suo arrivo a Pisa andrò io stesso, con lui, a visitare la località proposta”. Anche perché la conosceva bene per la caccia! In un solo giorno i Savoia vi sterminarono più di mille tra lepri e fagiani!
Di lì a poco l’inventore era a Pisa: “nel pomeriggio di un giorno di settembre del 1904 fu compiuta la prima visita di Marconi a Coltano, con l’augusta presenza di S. M. il Re. Recenti piogge avevano gonfiato i pantani, ma una prateria più elevata emergeva al disopra dell’acqua; in essa pascolavano alcune vacche. “Ecco, dove sono le vacche potrà sorgere il fabbricato”, disse Marconi”.
Tenendo fede alla parola data, il sovrano cedette al demanio i 114 ettari necessari alla realizzazione della stazione radiotelegrafica, posti a oriente rispetto ai Palazzi; l’Amministrazione dei Telegrafi assegnò i lavori alla Compagnia Marconi, con Solari nel ruolo di responsabile. Alla presenza di Marconi – che secondo le testimonianze dell’epoca “mangiava e beveva a bottega e dormiva lì vicino” – si partì subito con le operazioni di sterro; ben presto però intervennero problemi di varia natura. I primi di ordine sia tecnico che sindacale, come precisato dallo stesso Solari: “La costruzione delle strade e dei fabbricati, eseguita sotto la direzione del Genio Civile, richiese lungo tempo in conseguenza di eccezionali inondazioni che fecero sospendere i lavori per vari mesi e degli scioperi di muratori, che erano all’ordine del giorno”. I secondi, di carattere burocratico-legislativo, determinarono una nuova interruzione del cantiere, riaperto nel 1906 e portato a termine nell’ottobre 1910.
Nel frattempo lo scienziato aveva curato anche altre realizzazioni. Nel 1909, in particolare, oltre a vincere il premio Nobel per la Fisica – sia pure in condivisione – egli aveva progettato assieme a Solari una rete radiotelegrafica in grado di assicurare al Portogallo le comunicazioni con isole e colonie (Azzorre, Capo Verde, Angola, Mozambico, Goa), creando di fatto una rete globale tra Europa, Sud America, Africa occidentale, Sud Africa, Africa orientale, India e Cina.
Altre sue iniziative furono legate all’erigenda stazione pisana, i cui primi collegamenti erano previsti con Massaua e Mogadiscio; a tale scopo egli curò anche l’installazione delle due stazioni africane. Nell’autunno 1910, inoltre, una volta che il centro di Coltano fu pronto per le prime prove tecniche Marconi partecipò alla crociera inaugurale del transatlantico Principessa Mafalda, la cui meta era Buenos Aires; questo poiché nella capitale argentina era in costruzione una grande stazione radiotelegrafica. Nel corso della navigazione egli ebbe modo di constatare come le onde emesse da Coltano si propagassero oltre il Sud America, superando i 10.000 chilometri di distanza.
A quel periodo “romantico” Solari ha dedicato pagine appassionate. “La località prescelta da Marconi era completamente deserta in mezzo a pantani: priva di strade, di case, di qualsiasi mezzo di comunicazione. Come unico mezzo di trasporto messo a mia disposizione dal Ministero delle Poste era un treno merci in partenza da Livorno alle 5 della mattina che si fermava espressamente per me al casello al chilometro 3, detto “la Sofina”; di lì un altro treno partiva per Livorno la sera, alle 20. Per andare dalla Sofina a Coltano occorreva percorrere a piedi alcuni chilometri…gradatamente si videro sorgere il fabbricato e le sedici torri di ferro, le cui fondazioni richiesero lunghi lavori, in quel terreno sommerso nell’acqua per la maggior parte dell’anno. Il fabbricato fu disegnato di stile toscano; il macchinario fu ordinato alla Westinghouse italiana di Vado; le torri al Cantiere Parodi di Livorno; molti organi della stazione furono costruiti direttamente dal personale addetto all’impianto, sotto la mia direzione”.
Una volta completato il lavoro edile, nel 1911 ci si dedicò all’installazione dell’apparato tecnico. Lo scoppio – il 29 Settembre – della guerra italo-turca (finalizzata al dominio su Tripolitania e Cirenaica) determinò sia una moltiplicazione delle energie per concludere i lavori al più presto, sia il passaggio della conduzione dell’impianto dal Ministero delle poste e telegrafi alla Marina. Alla perizia dei marinai si ricorse anche per l’innalzamento del grande radiatore rettangolare, che vedeva le sedici antenne divise in due gruppi di otto, per un’altezza di 80 metri e la lunghezza di oltre un chilometro. Ciascuna di esse si componeva per 45 metri di una parte metallica, per i restanti 25 di una trave di pino americano – con infissi dei ferri che consentivano di arrampicarsi fino ai cavi dell’“aereo” – terminando con una coffa sul tipo di quelle degli alberi delle navi. A pochi chilometri dalla Torre Pendente sorgevano così sedici tralicci la cui sagoma richiamava piuttosto quella della Tour Eiffel.
“Il macchinario elettrico – prosegue Solari – era composto da due gruppi di 200 Kw ciascuno: l’uno azionato da un motore trifase, al quale l’energia era fornita da una linea collegata alla stazione centrale di Livorno della Ligure Toscana; l’altro da un motore a corrente continua, al quale l’energia era fornita da una batteria di accumulatori. Lo stesso gruppo a corrente continua funzionava da dinamo per la carica degli accumulatori; dinamo che era sullo stesso asse del motore trifase azionato dalla corrente fornita da Livorno. La corrente alternata monofase fornita dai due alternatori veniva trasformata da 2000 Watt a 10000 Volt per mezzo di trasformatori che a loro volta erano poi collegati attraverso le chiavi elettromagnetiche di trasmissione al grande apparecchio radiotelegrafico trasmittente, sistemato nella sala centrale di Coltano, costituito da un circuito oscillante primario formato da una grande batteria di condensatori tipo Poldhu, da un disco rotante e dal primario di un trasformatore ad alta frequenza il cui secondario era intercalato fra il radiatore e la terra”. La lunghezza d’onda della stazione si sarebbe aggirata sui 7.000 metri.
Il centro fu inaugurato ufficialmente da Guglielmo Marconi alla presenza del re Vittorio Emanuele III con una trasmissione verso Glace Bay, nella Nuova Scozia, il 19 Novembre 1911. Nel 1931 da qui partì il segnale radio che accese le luci, a Rio de Janeiro, del Cristo Redentore, quale dimostrazione di Marconi dell’affidabilità e dell’importanza delle comunicazioni radio intercontinentali.
Durante la seconda guerra mondiale, il centro radio fu minato e distrutto dai tedeschi in ritirata. Con la distruzione del ponte Solferino fu anche tranciato il cavo che collegava Coltano con la ricevente di Nodica.
Nei campi, non lontano dal Centro Radio Marconi, è tuttora visibile e in stato di completo abbandono, la base di telecomunicazioni (nota come Site 13/9L), concessa alla Forze Armate Americane sin dal dopoguerra e molto attiva ai tempi della Guerra Fredda.
Fino al 1962, erano presenti due antenne in configurazione troposcatter funzionanti in onde corte, un’antenna da 1 kW per le comunicazioni con la Germania e una da 10 kW per il collegamento con la Spagna, Grecia e Turchia. Al 1965 Coltano era diventato uno dei nodi della rete 486L MEDiteranean COMmunications catena di comando a servizio delle divisioni SETAF e EUCOM.
Dopo la metà degli anni 70 iniziò la sostituzione delle antenne con collegamenti satellitari e trasmissioni digitali. Infine nel 1991, il 509° Signal Battalion Headquarters si spostò presso la base di Vicenza, quindi il sito venne disattivato e successivamente passato alla gestione demaniale.
All’interno dell’area recintata con doppio cordone di rete con fili spinato, sono ancora visibili le palazzine. Nel 2011, il luogo era addirittura stato individuato dal Ministero dell’Interno come adatto ad ospitare i profughi sbarcati a Lampedusa. Il fatto provocò un’indignazione popolare che portò a giornate di presidio nella zona. Ma ancora nel 2019 il luogo era candidato per ospitare il CPR (Centro di permanenza per i rimpatri) per l’interna Toscana.
Adesso si parla di costruire una nuova maxi base militare per i Carabinieri, del costo di 190 milioni e sembra che si sia alla fase definitiva per il benestare tra Ministero Difesa e Regione.
A noi, naturalmente favorevoli ad ogni impianto delle Forze dell’Ordine, interesserebbe che venisse restaurato (magari con la costruzione di un museo, però funzionante come stazione radio) tutto ciò che è salvabile o ricostruibile della stazione di Marconi, che non può essere abbandonata alla più completa distruzione! Anche perché la Stazione Marconi, lo ripetiamo: ora in completo degrado, è appena stata acquisita dal Comune di Pisa proprio con questo intento e questa fa parte della storia delle telecomunicazioni, visto, come in parte abbiamo già scritto, che gli stessi Americani, qui installarono un’enorme stazione radio che nel 1952 furono costruiti a Coltano un centro di produzione della Rai, oggi chiuso, e due trasmettitori in onde medie. Oggi è ancora in funzione soltanto un trasmettitore in onde medie della potenza di 120 kilowatt che trasmette Rai Radio 1 sulla frequenza di 657
Quella di Marconi era allora considerata mitica: la prima ad inviare un segnale in grado di oltrepassare l’intero deserto del Sahara, raggiungendo Massaua, in Eritrea. Infine, è stato attraverso la stazione di Coltano che, dal suo ufficio a Roma, Marconi accese le luci della gigantesca statua Cristo a Rio de Janeiro, il 12 Ottobre 1931, in occasione delle celebrazioni per i 439 anni della scoperta dell’America.
Da qui, dalla la Stazione Radiomarittima più potente d’Europa passavano tutte le comunicazioni telefoniche con i transatlantici in viaggio negli Oceani e fin nel lontano mare di Cina. Tutto, con le antenne e le apparecchiature furono distrutte al finire della seconda guerra mondiale dalle truppe tedesche in ritirata di fronte all’incalzare delle forze alleate.
Ed in pochi sanno che il grande imprenditore Marconi (un Edison italo-irlandese!) aveva installato una stazione “gemella” di quella di Coltano, cioè con la stessa struttura del sistema di antenne, nel 1914 della società Marconi nelle isole Hawaii. Chissà cosa resta laggiù?!
La palazzina marconiana e l’intero sito, quelle toscane e di Coltano, ora attendono un serio progetto di recupero e valorizzazione.